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VV.AA. – Monika Werkstatt
By Celebrità – 27 giugno 2017 6

Vogliamo parlare delle donne di Ingmar Bergman[1] – muse e autentiche protagoniste del teatro della vita? Figure stagliate, quasi sempre in primo o primissimo piano, ragazze forti e risolute che prendono in mano la loro vita, madri e figlie dolorose ma ricolme di dignità, vittime sacrificali di compagni insolenti ma altrettanto fragili.
Quella che si manifesta nelle pellicole del maestro svedese è forse la forma più spontanea ed evidente della parità di genere, anche se non manca di trasparire la spiccata predilezione per il carattere e l’espressività femminili.

A una di queste eroine – la magnetica Harriet Andersson di “Monica e il desiderio” – è dedicata la copertina del progetto che celebra i vent’anni dell’etichetta Monika Enterprise, diretta dalla musicista elettronica e femminista militante Gudrun Gut[2] (che in origine ne dedicò il nome alla memoria di un pesciolino domestico). Quasi tutta la produzione della label è incentrata sull’opera di musiciste donne, in risposta alla scarsa attenzione di un’industria discografica che a tutti i livelli non ha mai fatto molto per abolire le distinzioni di genere imperanti.

Quella del workshop (werkstatt) è una pratica che la stessa Gut ha deciso di portare avanti negli anni assieme alle sue collaboratrici. Nell’estate del 2016 questa dimensione creativa giunge a un capitolo decisivo con la convocazione di dieci artiste a Uckermark, in uno studio sito nelle campagne fuori Berlino: qui è venuto a crearsi un ambiente in cui condividere ogni aspetto della quotidianità e sperimentare collettivamente per trovare soluzioni espressive nuove e inaspettate.
Oltre a Gudrun hanno partecipato AGF[3], Beate Bartel, Natalie “Tba[4]” Beridze, Lucrecia Dalt[5], Danielle De Picciotto, Islaja[6], Pilocka Krach, Barbara Morgenstern[7] e Sonae: esse si sono confrontate direttamente per tre giorni, registrando e improvvisando a stretto contatto per poi rielaborare i singoli lavori e ultimarne la produzione in autonomia.
Inevitabilmente, dunque, “Monika Werkstatt” si pone come una sorta di manifesto al femminile, ma la sua pacata rivendicazione non si basa su presupposti ideologici bensì unicamente sull’operato delle sue protagoniste, voci di uno scenario decisamente variegato e ancora tutto da scoprire.

A fianco di fuoriclasse storiche come AGF e Morgenstern – tra le maggiori “cantautrici” dell’era digitale – si fanno strada riconferme e piacevoli rivelazioni: dalla landa post-industriale di Lucrecia Dalt (“Blindholes”) ai sensuali e sfuggenti onirismi di Beate Bartel (“Feuerland”, “M.B.T.”), dalla soffice ambient-techno di Sonae (“Between Two Worlds”) al beat sfacciato della sardonica “Who’s Afraid of Justin Bieber?” di Pilocka Krach (altrimenti equilibrata e sensibile nell’intermezzo per tastiere “Sternhagen”); vagamente più legate alle eredità ottantiane la synth-music della matrona Gut e le esplorazioni post-kraut di Danielle De Picciotto, mentre la folktronica cadenzata di Islaja assume tinte quasi lynchane[8].

L’ultima facciata della versione in doppio Lp presenta otto tracce che rappresentano idealmente le fasi susseguenti di una sorta di jam session a firma dell’intero workshop, e che proprio perciò si configura come il momento più concitato e corrosivo della raccolta, tra ritmiche ossessive, infiltrazioni glitch-noise e un passaggio testuale che funge da chiave di lettura dell’intero progetto: If I am invisible to you, then you cannot see me […] you cannot control me […] you cannot influence me […] you cannot manipulate me […] I can do as I please.

“Monika Werkstatt” diventa così una inequivocabile dichiarazione d’indipendenza, nonché un invito a costituire una rete globale di artiste volta a diffondere le rispettive produzioni e alimentare il crescente interesse del pubblico underground nei loro confronti.

(27/06/2017)
References

^ Ingmar Bergman (www.ondacinema.it)
^ Gudrun Gut (www.ondarock.it)
^ AGF (www.ondarock.it)
^ Tba (www.ondarock.it)
^ Lucrecia Dalt (www.ondarock.it)
^ Islaja (www.ondarock.it)
^ Barbara Morgenstern (www.ondarock.it)
^ lynchane (www.ondacinema.it)